Ciao bello/a!

Eccomi ancora qui, sempre io: Bananictus, la banana-cactus più determinata dell’universo.
Se ti ricordi (ti ricordi quando mi hanno messo vicino al frullatore nel magazzino? Ho ancora gli incubi), ero pronto a partire dalla Cina seguendo una delle rotte moderne della Via della Seta.
E ora, finalmente, il mio viaggio inizia davvero.


Dentro il Container: La Vita in Scatola Non è Poi Così Male

Mi mettono in uno di quei container giganteschi, enormi come un condominio di Milano ma molto più metallici.
Qui dentro ci sono:

  • pupazzi
  • elettrodomestici
  • scatole di tè
  • un peluche di panda che non parla ma mi giudica

Sto seduto accanto a lui. Forse lui pensa che io sia un frutto mutante.
E forse ha ragione.

Nel frattempo cerco di rilassarmi pensando all’Italia, al profumo di pizza (anche se io mangio luce solare) e alla sensazione di libertà nel sapere che finalmente sto tornando a casa.

La Nave Parte: Addio Cina, Ci Si Vede!

Quando il container viene sollevato dalle gru del porto, mi sembra di stare sulle montagne russe.
Le luci della Cina si allontanano piano piano e io resto lì, con la mia buccia mezza ammaccata ma il cuore pieno di emozione.

Qui inizia la magia:
la globalizzazione che mi ha fatto arrivare fin qui ora mi riporta indietro.

La nave è enorme. Ci saranno almeno tremila container.
Il mare è così grande che sembra non finire mai. E mentre passiamo accanto a isole, porti, città che non conosco, penso una cosa buffa:

“Il mondo sembra gigantesco… ma in realtà è tutto collegato.”


Giorno 7: Ho Scoperto che il Panda Russa

Dopo una settimana di viaggio, ho imparato tre cose fondamentali:

  • Il panda peluche russa come un trattore.
  • L’umidità entra ovunque (sono diventato una banana riccia).
  • La modernità è questa: viaggiare in una scatola e arrivare dall’altra parte del mondo come se niente fosse.

Ogni giorno la nave si ferma in qualche porto internazionale: Singapore, Sri Lanka, un paio di posti che non ricordo.
Ogni volta penso:

“Magari posso scappare subito e prendere un taxi per l’Italia…”

Poi mi ricordo che non ho documenti.
E che una banana-cactus senza passaporto è un caso diplomatico.


La RINASCITA delle Spine ✨

Durante una delle soste della nave succede una cosa divina, mistica… quasi miracolosa.

Un sacchetto di “Spine Decorative Botaniche – Uso Non Alimentare” cade da un container di souvenir destinati all’Europa.
Io lo guardo.
Lui guarda me.
È amore a prima vista.

«Aspetta… spine? Spine vere? Spine MIE?!»

Mi ci lancio sopra come una nonna veneta sul pane fresco, e con una tecnica chirurgica degna di un chirurgo plastico del Cairo, inizio ad attaccarmele addosso.

Non sono perfette.
Alcune puntano a nord, altre a ovest, una addirittura fa ciao con la zampa.
Ma… finalmente sono di nuovo quasi me stesso: Bananictus, la Banana-Cactus Originale™.

E mentre mi guardo riflesso su una teiera metallica penso:

“Ok, il mondo ti ammacca… ma puoi sempre riattaccarti le spine e andare avanti.”


L’Influenza Straniera che Entra dalla Buccia

Mentre la nave continua il suo viaggio, vedo tanti container con scritte in lingue diverse.
Capisco una cosa bellissima:
la globalizzazione non è solo commercio.
È mescolanza, contaminazione, scambio.

Un giorno mangi ravioli cinesi (o li guardi), il giorno dopo senti spezie indiane, e quello dopo ancora vedi operatori europei che scaricano la nave.

Mi sento… parte del mondo.
Un po’ italiano, un po’ cinese.
Un po’ strano, ma va bene così.


Arrivo in Europa: Emozione da Buccia d’Oca

Finalmente, dopo settimane, sento i portuali urlare parole che capisco:

“Genova!”
“Trieste!”
“Livorno!”

Sono in casa.
Sono tornato in Italia.

Ok, tecnicamente sono ancora dentro un container.
E ok, il panda continua a russare.
Ma sono emozionato come una banana a una sagra della frutta.

Appena aprono il container, mi investe l’aria italiana:
quel mix di mare, gas di motorini e focaccia che potrebbe commuovere anche un cactus.


Dogana Italiana: Il Ritorno del Trauma

Appena arrivo al controllo, succede qualcosa di prevedibile:
mi fermano.

Gli agenti:
«Cosa sei?»
Io: «Una banana-cactus
Gli agenti: «…»
Io: «Sì, ho tutti i vaccini

Per un attimo temono che io sia un frutto contaminato o una specie botanica sconosciuta.
Per fortuna uno degli agenti mi riconosce:
«Ma tu sei quello della storia della dogana cinese

E io, tutto fiero:
«Sì, proprio io! ti ricordi quando mi hanno tolto le spine in dogana? Ho ancora gli incubi»

Mi fanno passare.
Finalmente libero di andare.


Il Mio Rientro in Italia: Modernità e Nostalgia

Mentre cammino (rotolo) fuori dal porto, mi guardo attorno.
L’Italia è cambiata.
È più moderna, più veloce, più connessa con il mondo.
Eppure…
Sa ancora di casa, di famiglia, di nonni che ti mettono in tasca i biscotti.

Sento la voce della bambina che mi ha disegnato, come un ricordo nella buccia.
È per lei che voglio raccontare tutto quello che ho visto.

Curiosità, storia, modernità, viaggi, globalizzazione…
Tutto questo mondo enorme ora fa parte di me.


Una Domanda per Te

Ora che sono tornato, sto pensando a una cosa:

Dove dovrei andare in Italia per la mia prima avventura da banana-cactus rientrata?

Nord?
Sud?
Isola?
Montagna?
Città d’arte?

Dimmelo tu.
Tanto sai che… con me, ogni viaggio diventa una storia da raccontare.

Di bananictus

Creato dall’idea geniale di una bambina, BANANICTUS unisce dolcezza e spine. Un’icona strana, pop e irresistibile che porta caos buono ovunque appaia.

2 commenti a “Il mio viaggio verso l’Italia: tra container, mari giganti e dogane troppo curiose”

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